Cuore e testa, impegno e passione, costanza e determinazione. Sono solo alcuni degli ingredienti che hanno determinato il successo di due grandi atleti che hanno fatto la storia dello sport italiano. Stiamo parlando di Eraldo Pizzo e Francesco Moser, ospiti alla XXVII edizione delle Olimpiadi 50&Più.
Eraldo Pizzo, il gigante della pallanuoto
Il caimano della pallanuoto italiana ha 83 anni, ma ricorda i suoi successi come se non fosse passato neppure un giorno. Durante la XXVII edizione delle Olimpiadi 50&Più, festeggia il suo settantesimo anno trascorso nel mondo dello sport. Lo racconta proprio lui nel corso di un incontro con gli associati 50&Più. “A settembre, nel corso della 78° Mostra del Cinema di Venezia, è stato presentato il docufilm sulla Pro Recco, una raccolta di storie e foto che ripercorrono più di sessant’anni di storia”. Un amore lunghissimo, dunque, quello per la pallanuoto che lui definisce uno “sport dei poveri”. “Quando giocavo io era uno sport meno considerato perché non esistevano margini di guadagno per noi atleti, oggi però lo definirei più uno sport di nicchia dato che è molto meno seguito del calcio, ad esempio”.
Per la carriera e la passione spese in questo campo, nel 2015 Eraldo Pizzo è stato insignito anche del Collare D’oro, la massima tra le onorificenze consegnate dal CONI (il Comitato olimpico nazionale italiano). D’altronde, il “caimano” è ben più che un atleta, ma rappresenta anche un modello da seguire. “Lo sport è un’attività formativa, non solo a livello di fisico. Gli sport di squadra, poi, sono in grado di far diventare i ragazzi degli uomini e li aiuta a sviluppare senso del dovere, cooperazione e collaborazione”.
Francesco Moser, lo sceriffo del ciclismo
In occasione del settantesimo compleanno di Francesco Moser è uscito un libro a lui dedicato a cura di Beppe Conti. Un omaggio a una carriera piena di successi di cui ha parlato sul palco del teatro dell’Ethra Reserve a Castellaneta Marina. “Ai miei tempi erano tutti concentrati sul Giro d’Italia: io l’ho vinto una volta e forse è il successo a cui sono più legato, ma mi dispiace non aver mai gareggiato al Tour de France”. La storia di Moser, però, inizia con l’arrivo di una bici regalata da alcuni dei suoi undici fratelli, anche loro ciclisti. “Ai miei tempi c’era molta più competizione tra atleti, ma spesso era la stampa che alimentava il conflitto. È così che è nata la mia storica rivalità con Saronni, ad esempio. In quel periodo mi chiamavo “lo sceriffo” perché ero piuttosto rigido ed esigente con i miei compagni”.
Ma con i soci di 50&Più è stato, invece, molto partecipativo nel corso delle passeggiate in bicicletta fatte in compagnia. “Da qualche anno mi dedico a un’attività tramandata nella mia famiglia da generazioni: la produzione di vino. Un ramo in cui c’è più concorrenza che nello sport. Per la bicicletta, invece, molti mi chiedono spiegazioni quando mi vedono con la bici elettrica”, scherza. “Ho imparato ad apprezzarla negli ultimi tempi perché non ti affatichi pedalando e quando torni a casa hai energie per fare molte cose!”